POZZUOLI 1983-2023
Una
Famiglia della “Zona A”
Sono nato e vissuto a Villa Maria fino al
1976 quando, appena sposato, con mia moglie Luisa e la primogenita Anna, mi trasferisco
in un vicino appartamento preso in fitto.
Si tratta di un quartino al terzo piano,
con ampio balcone e panoramica veduta del golfo, del palazzo proprietà Delli
Paoli, in via Miliscola 30; di fronte l’attuale I.S.I.S. Tassinari, ex SUNBEAM.
E’ qui, nel 1978, che nasce la
secondogenita Sara Maria Giovanna ed è qui che trascorriamo, spensierati, i primi
anni di matrimonio.
Nel novembre del 1980, domenica 22 sera, siamo a casa ed ospitiamo Loreto Fortuna, amico d’infanzia, con l’indimenticata moglie Antonella e la primogenita Manuela.
Improvvisamente la forte scossa
dell’Irpinia; passato lo sbalordimento prendo in braccio Anna, Loreto prende in
braccio Manuela e con le rispettive mogli tentiamo di aprire l’ingresso che
oppone resistenza nel mentre tutto ancora balla.
C’accorgiamo d’aver dimenticato Sara ed
andiamo a prelevarla in cucina dove gioca tranquillamente; scendiamo per le
scale che ancora ondeggiano e ci ritroviamo tutti in strada.
La paura è forte, ascoltiamo i primi
resoconti e per qualche giorno dormiamo nel Rimessaggio di Villa Maria, all’interno
della nostra roulotte.
Questo terremoto, il più forte subito
nella nostra vita, ci tempra e ci abituerà a sopportare quanto poi il destino
ci riserverà di lì a pochi anni.
Nel 1983 riprende preponderante la crisi bradisismica, la seconda della nostra esistenza; oggi possiamo assicurare che non è stata l’ultima.
Innumerevoli le scosse, la maggior parte
strumentali tranne una significativa in primavera di magnitudo 3.5 localizzata
alla Solfatara, accompagnate da un rapido innalzamento del suolo. Movimento
tellurico e bradisismo negativo, combinati insieme, sono un cocktail di cui
faremmo volentieri a meno per i danni che apportano agli edifici, ai
sotto-servizi e alle strutture portuali.
Nel mentre il quattro settembre, una calda
domenica dello stesso 1983, tutti discutiamo della nuova fase che Pozzuoli
attraversa, alle ore 13.30 ci accingiamo a pranzare quando improvvisamente avvertiamo
un boato, subito seguito da un forte sisma che raggiunge i 4.0 gradi di
magnitudo.
Un terremoto che, unitamente alle altre
sessanta strumentali o poco più dello sciame, terrorizza tutti i Campi Flegrei;
edifici lesionati, linee elettriche e telefoniche in tilt, e rabbia dei
puteolani che, esasperati, devastano la sede della locale Protezione Civile.
Innumerevoli coloro che abbandonano le proprie abitazioni trovando momentanea sistemazione nelle roulotte e nelle tendopoli allestite un po' dappertutto nei pubblici giardini o nei vicini campeggi di Licola [1].
Molti lasciano Pozzuoli autonomamente, con
le proprie auto; i pazienti dell’Ospedale Santa Maria delle Grazie sono
trasportati all’esterno e le detenute del Carcere Femminile sono trasferite a
Poggioreale.
Il clima è arroventato, le irritazioni
sono al massimo, ed ognuno scruta la propria abitazione notando solo ora
interessanti crepe o insignificanti scrostamenti di intonaci.
Quattro giorni dopo la scossa il Ministro della
protezione Civile Enzo Scotti firma un’ordinanza che finanzia la costruzione di
quelli che saranno i primi “seicento” alloggi nella semisconosciuta località di
Monterusciello (all’epoca ancora Monteruscello).
Ogni edificio del vasto centro storico
presenta piccole o grandi screpolature è, giustamente, ogni residente teme che
scosse di uguale o maggiore magnitudo possano mettere in pericolo la vita dei
propri cari.
Pertanto, anche in previsione della
probabile futura assegnazione di un alloggio popolare come avvenuto per la
precedente crisi del 1970, è tutto un affrettarsi a richiamare verifiche
strutturali da parte dei competenti organi. Queste richieste di verifiche sono
inoltrate dagli inquilini e fortemente contrastate dai proprietari; sono ancora
numerosi i vecchi padroni di interi palazzi che, oltre a temere la perdita della
sicura rendita mensile, temono possibili ordinanze di abbattimenti.
Cose simili succedono sia a Villa Maria, dove sono nato e che ci vede nella veste di proprietari, sia nel palazzo proprietà Delli Paoli, dove abito e che ci vede nella veste di affittuari.
Il giorno undici settembre una inquilina
del piano rialzato, timorosa degli eventi in corso, segnala alla Polizia
Municipale i suoi dubbi sulla staticità dell’edificio ed il seguente giorno
dodici sopraggiunge una squadra di Vigili del Fuoco per le opportune verifiche.
Questo controllo avviene tra l’ansietà di tutti gli occupanti i dodici appartamenti e le grida di disappunto della vecchia proprietaria che, sporgendosi dal ballatoio del secondo piano, urla che il palazzo è sano, forte, indistruttibile e capace di resistere ad ogni sisma.
Non è crollato con i bombardamenti
americani e non è crollato per le mine con le quali i tedeschi abbatterono i
dirimpettai fabbricati Ansaldo, dove erano biblioteca e dopolavoro.
Nonostante queste rassicurazioni pochi giorni dopo, il quindici settembre 1983, l’allora sindaco di Pozzuoli ing, Mattia La Rana (che ha vissuto tutta la sua gioventù in questo palazzo occupando esattamente l’appartamento ora in fitto alla signora che ha richiamato i Vigili), ordina lo sgombero dell’intero edificio.
Il mio personale sfratto, notificatomi in
data diciassette settembre, ordina al sig. Peluso Giuseppe di procedere
immediatamente, all’intima della presente, allo sgombero dei locali siti in
questo comune alla via Miliscola 30 [2].
Mancandovi sarà provveduto a norma delle
leggi e regolamenti in vigore; tutti gli agenti della Forza Pubblica sono
incaricati per l’esecuzione della presente ordinanza.
Copia della ordinanza va notificata per conoscenza a:
- Commissariato Pubblica Sicurezza di
Pozzuoli;
- Tenenza Carabinieri di Pozzuoli;
- Comando Vigili Urbani di Pozzuoli;
- Genio Civile di Napoli;
- Prefettura di Napoli;
- Provveditorato Opere Pubbliche di
Napoli.
Non c’è nessun dubbio che i competenti
responsabili locali presero, in attesa delle scelte governative, la decisione di
ordinare lo sgombero di tutti i fabbricati sottoposti al loro controllo; così
facendo non assunsero alcuna responsabilità penali in caso di future eventuali calamità.
Probabilmente anche nel corrente ottobre
2023, con eventi simili a quelli del 1983, potrebbero scaturirne identiche
decisioni.
Per ottemperare a quest’ordine, per
sicurezza della Famiglia e per calmare le paure, provvediamo a trasferirci al
Rione Toiano presso i genitori di mia moglie che occupano un appartamento
antisismico assegnato loro dopo lo sgombero del Rione Terra del 1970.
Il 20 settembre Mattia La Rana si dimette da sindaco di Pozzuoli ed al suo posto è eletto l’avvocato Gennaro Postiglione, noto commerciante di via Napoli.
Da tempo avevamo provveduto ad iscrivere le nostre due bambine, Anna di anni otto e Sara di anni 5, rispettivamente alla terza elementare ed alla primina del vicino Istituto San Marco; scuola che di già avevano frequentato fin dall’asilo.
Verso fine settembre, essendoci trasferiti
al Rione Toiano, provvediamo ad iscriverle presso la scuola privata parificata
annessa alla Parrocchia di San Luca, ad Arco Felice. L’apertura della scuola è
stabilita per martedì 4 ottobre e quel giorno, mia moglie sale anche lei su di
un pulmino privato per essere presente al primo ingresso del nuovo anno scolastico.
Alle 8.10, ad un mese esatto dalla
precedente, una forte scossa risveglia Pozzuoli e sorprende i miei cari nel
pulmino che ha quasi raggiunto la scuola.
La magnitudine è di poco più violenta ma questo
nuovo sisma dimostra che il livello di rischio più non garantisce l’incolumità
della popolazione e giocoforza inizia una più massiccia diaspora alimentata
dalle disposizioni ufficiali.
Sono ormai migliaia le richieste di verifica per gli edifici di Pozzuoli, pertanto l’Amministrazione Locale, sentiti gli esperti e per evitare che arrivino istanze speculative anche dai quartieri che hanno subito meno danni, divide il Territorio comunale in “Zona A” (dalla costa alle zone Campana - Solfatara e dal Ponte della Cumana ai Cantieri fino a Gerolomini) e in “Zona B” (tutto il resto del territorio comunale).
Il giorno 10 ottobre 1983 è pubblicato un manifesto che riporta un avviso del sindaco Postiglione [3] il quale invita tutti i cittadini residenti nella “Zona A”, riconosciuta di massima intensità degli epicentri dei terremoti e dove è più elevata la probabilità che si verifichino nel futuro le scosse di maggiore energia, a lasciare le proprie abitazioni a tutela della privata incolumità.
Questo avviso ricorda, e non solo agli
anziani, il precedente del 23 settembre 1943 quando il colonnello Scholl ordina
per Napoli e provincia lo sgombero della fascia costiera, per una profondità di
300 metri, motivandola con la salvaguardia della popolazione residente.
La novità di questo avviso, proprio come
quello del 1943, è che per essere soggetto di sgombero è sufficiente risiedere
nella “Zona A”, seppure l’edificio non mostri alcuna deficienza; determinanti i
probabili effetti che potrebbero derivare dall’evolversi del bradisisma.
Rapida conseguenza di questo contributo è
che i fitti richiesti dai proprietari di alloggi nei comuni di Pozzuoli,
Quarto, Giugliano, Castelvolturno e Mondragone si attestano subito sul canone
minimo mensile di Lire 350.000; e questo ancora prima che i contributi vengano
elargiti.
Anche noi decidiamo autonomamente di affittare
una villetta nel Comune di Castelvolturno e il quattordici ottobre, giorno del trasferimento
dei mobili, sudiamo non poco con i dipendenti di una ditta napoletana di trasloco
per convincerli a salire nella casa di via Miliscola nonostante sia in atto uno
sciame che fa tremare scale, ringhiere e pavimenti.
Il giorno diciassette, preso possesso del
nuovo alloggio, inviamo una raccomandata AR ai seguenti Enti per comunicare
d’aver ottemperato all’ordinanza di sgombero [4]:
- Sindaco di Castelvolturno;
- Comune di Pozzuoli, Centro Operativo
della Protezione Civile;
- Comando Carabinieri di Castelvolturno;
- Commissario P.S. di Pozzuoli;
- Centro Operativo Protezione Civile di
Coppola Pinetamre.
Lo stesso giorno diciassette novembre compiliamo l’apposito modulo, per la richiesta di contributo mensile, e lo presentiamo all’apposito ufficio allegando il certificato dal quale risulta che l’abitazione sgombrata è compresa nella “Zona A” dichiarata ad alto rischio sismico [5].
Intanto ci rendiamo conto che il Litorale
Domizio è lontano dalla sede di lavoro, lontano dalle scuole e lontano dai
parenti più prossimi che possano darci sostegno con le bambine. La primogenita
Anna possiamo iscriverla in terza presso la scuola elementare di Toiano che
riesce ad iniziare i corsi perché alloggiata in dei containers che offrono tranquillità
statica. Diverso per la secondogenita Sara non accettata come auditrice dalla
scuola pubblica e non accettata dal parroco di San Luca che, per sicurezza, non
ha proprio intenzione di dar inizio all’anno scolastico. Pertanto Sara sarà
costretta a restare un anno a casa rinunciando al vantaggioso anno di primina.
Oltre questi problemi dovuti alla lontananza aumenta la difficoltà perché, almeno per noi, tarda ad arrivare il contributo mensile pertanto, approfittando dell’ordinanza n. 64 del Ministro Scotti a mezzo della quale la Protezione Civile sta acquistando alloggi da assegnare agli sgombrati, rinunciamo alla richiesta del contributo e facciamo richiesta d’essere inseriti, come nucleo familiare, negli elenchi delle preassegnazioni [6].
In questo periodo occupiamo una camera dell’appartamento
di Toiano dove, oltre ai suoceri e il loro ultimo figlio, convivono anche una figlia
con il marito.
E’ qui che trascorriamo tutto il periodo invernale
contando e catalogando le scosse che orami abbiamo imparato a classificare,
sbagliando di poco, sia nella scala Mercalli che in quella Richter. Il tutto
accompagnato da boati, scosse ondulatorie e sussultorie, quadri che tremano
senza soluzione di continuità di giorno e di notte, nei giorni feriali e nel
periodo natalizio.
Tra marzo ed aprile 1984 la crisi bradisismica raggiunge
l’apice sia con forti sobbalzi che con uno sciame di 600 eventi verificatosi in
una sola notte, quella del primo aprile. Noi adulti, tranne i nonni che nulla
temono, restiamo seduti intorno ad un tavolo in attesa di sapere se occorre
scappare; incombe l’incubo di una eruzione come quella del Montenuovo del 1538.
Quella lunga notte con l’auto raggiungiamo il Rimessaggio
di Villa Maria dove agganciamo la nostra Roulotte trainandola sotto la casa del
Rione Toiano; pronta per ogni evenienza.
Le case di Toiano, rifugio non solo per noi ma
anche per tante famiglie, che hanno amici e parenti dispersi nell’area del
Litorale Domizio, sono sicure solo per un sisma ma non per un evento vulcanico.
Quella notte con mio cognato Armando ci rechiamo spesso presso il vicino Centro
Operativo della Protezione Civile dove è presente lo stesso professore Giuseppe
Lungo il quale è sul punto di lanciare l’allarme di “sgombero totale”; ma poi
pian piano gli eventi iniziano a diradare.
Termina quello sciame ma non accenna a diminuire
la crisi bradisismica; lo stesso quattro aprile firmiamo un verbale di consegna
alloggio con l’Intendenza di Finanza di Napoli, proprietaria delle acquistate
abitazioni di Quarto gestite dalla Protezione Civile [7].
Il diciassette maggio il Comune di Quarto rilascia
copia del nulla osta edilizio e sanitario relativo all’alloggio costruito dalla
ditta Caravaglios, in via Viticella, scala A, interno 3 [8].
Il 14 agosto la Intendenza di Finanza ci invita a
recarci presso i suoi Uffici per sottoscrivere un regolare contratto di
locazione della durata di quattro anni [9].
Per il nuovo anni scolastico iscriviamo entrambe
le bimbe alla pubblica scuola elementare di Quarto e nel mentre a Monteruscello
si costruisce, ed anche rapidamente, continuiamo la nostra vita di “sgombrati”
che ci vede ospiti di comuni che sentiamo ancora estranei.
Per anni manteniamo l’abitudine di recarci a
Pozzuoli per la spesa, anche se la nostra è ormai una città fantasma; il
commercio riesce a ravvivarla di mattina ma il pomeriggio, e specialmente le
serate, sono sommerse nel nulla. Solo strade sbarrate, edifici sorretti da
barbacani, luci spente e qualche sparuto puteolano in partenza verso il suo
lontano rifugio.
A Quarto le mie figlie scoprono un vicino locale,
la Pizzeria Stella del Corso Italia, e con meraviglia notano che sfornano pizze
anche nel periodo invernale, contrariamente alla balla che raccontavo loro circa
le pizze fatte solo d’estate.
Nel dicembre del 1985, il giorno dell’Immacolata,
nella casa di Quarto percepiamo l’ultimo grande evento sismico di questa fase
bradisismica; poi pian piano tutto torna alla normalità. La Terra inverte il
suo corso e, per il sopraggiunto bradisisma positivo, tornerà ad abbassarsi.
Nel gennaio 1986 la mia Famiglia è allietata da un
nuovo lieto evento, passa da quattro a cinque elementi per la nascita dell’ultimo
figlio Carmine Andrea.
Qualche mese prima compiliamola domanda di
partecipazione al bando relativo all’assegnazione di un appartamento di
edilizia popolare in costruzione a Monteruscello e naturalmente dichiariamo che
il nucleo familiare è composto da quattro e non da cinque persone.
Nell’estate del 1986 esce la graduatoria
provvisoria per l’assegnazione degli alloggi a Monteruscello e, nel comunicarci
l’accettazione della domanda perché corrispondente ai requisiti richiesti tra
cui il decreto di sgombero da un alloggio ricadente nella “Zona A”, ci aggiudicano
un appartamento di 80 mq., come previsto per un nucleo massimo di quattro
persone, anziché 95mq come previsto per nuclei familiari superiori a quattro
persone.
Il ventuno agosto 1986 presentiamo ricorso, alla
Segreteria Commissione Assegnazione Alloggi per Monteruscello II, avverso alla
predetta graduatoria adducendo che il nostro nucleo familiare è composto da
cinque membri. Purtroppo il ricorso non è accettato in quanto per nucleo
familiare si intende quello esistente alla data dell’uscita del bando nel 1985
[10].
Alcuni amici residenti al Parco Caravaglios di
Quarto, anche loro puteolani sgombrati, sono decisi a restare in questi comodi
quartini; ma noi decidiamo di far ritorno sul nostro suolo natio, in quello che
sembra un quartiere funzionale realizzato con moderni accorgimenti e servizi
sociali.
In data 23 aprile 1987 siamo convocati presso l’Ufficio
Assegnazioni Alloggi del Comune di Pozzuoli e sottoscriviamo un contratto di
locazione con l’Istituto Autonomo case Popolari (I.A.C.P.) della Provincia di
Napoli gestore per gli alloggi di proprietà del Demanio di Stato.
Ci è assegnata una abitazione a Monteruscello
situata al Lotto 1bis, di mq. 80 calpestabili, composto da 3,7 vani principali
più 2,5 vani accessori e un locale scantinato, al canone mensile di Lire 58.280
da versare subito unitamente ad un deposito cauzionale di Lire 116.560.
Da notare che questo contratto sarà regolarmente
registrato solo il cinque giugno del 1999, in pratica quando la gestione
passerà alla Romeo, presso l’Ufficio delle Entrate di Aversa [11].
In questa occasione ci consegnano le chiavi di
questo nuovo appartamento e ci viene imposto che entro il giorno otto maggio
1987 dovremo lasciare libero da persone e da cose l’appartamento di Quarto.
Le chiavi dovranno essere rilasciate ad apposita
Commissione, costituita da questo stesso Ufficio Assegnazioni Alloggi, con la
quale bisognerà prendere preciso appuntamento affinché possa visionare il vuoto
alloggio che si abbandona, e solo allora questa Commissione potrà rilasciare liberatoria
valida a richiedere nuovo allacciamento elettrico per l’abitazione di
Monteruscello.
Nei giorni seguenti provvediamo a smontare i
mobili e ad impacchettare tutto quanto sia necessario e per l’otto maggio richiedo
un giorno di permesso al mio datore di lavoro.
Fortunatamente è un venerdì ed avremo a
disposizione anche un sabato e domenica per risistemare mobili e suppellettili
nella nuova casa. In questo venerdì otto maggio sarà necessario:
- rimuovere i provvisori lettini ed i fornelli da
campeggio utilizzati in ultimo;
- occupare il nuovo appartamento di Monteruscello
nello stesso giorno in cui lascio il vecchio di
Quarto;
- disdire le vecchie utenze (ENEL – SIP) con
raccomandate da effettuare presso le Poste di Quarto;
- controllare che tutto proceda per il meglio con
i dipendenti della ditta Traslochi, che deve effettuare
un paio di
viaggi Quarto-Monteruscello, affinché nulla possa lesionarsi o perdersi;
- incontrarsi con la Commissione cui consegnare le
chiavi e farsi rilasciare liberatoria;
- andare all’Ufficio ENEL per stipulare nuovo
contratto:
- rimontare almeno il necessario nel nuovo
alloggio che si sta occupando;
-provvedere alle piccole e grandi necessità di una
Famiglia in cui sono presenti, oltre ai due genitori,
tre bambini piccoli che esigono assistenza e
certamente avrebbero difficoltà a risiedere in un
appartamento in cui al momento manca di tutto,
compresa l’energia elettrica.
Il giorno otto maggio, quando tutto è predisposto,
la Commissione dell’Ufficio Alloggi ci comunica che l’appuntamento è rimandato
a lunedì undici ma che nel frattempo siamo autorizzati ad effettuare il
trasloco.
Con certosina programmazione si fa tutto quanto
sia possibile (escluse le previste raccomandate di disdetta) ma, senza la
liberatoria, non possiamo stipulare il nuovo contratto ENEL e per qualche
giorno, quali consumati campeggiatori, ci arrangiamo con lampade a gas,
fornellini e pentole d’acqua calda per le docce.
Domenica dieci maggio amici, ancora residenti al
Parco Caravaglios di Quarto, ci informano che l’alloggio da noi rilasciato è
stato abusivamente occupato da una Famiglia; ci precipitiamo a controllare e
subito dopo ci rechiamo presso la locale Stazione Carabinieri per esporre
regolare denunzia ma, essendo giorno festivo, prendono solo atto, in forma di
appunti, di quanto da noi esposto.
Lunedì undici siamo di nuovo a Quarto per l’incontro
con la Commissione la quale, trovando l’appartamento occupato ci invita a recarci
nuovamente presso i Carabinieri, farsi da loro rilasciare una relazione, e
rincontrarci il giorno dopo, martedì dodici maggio.
I Carabinieri, dopo la formale denuncia e dopo
vari loro urgenti interventi, provvedono ad effettuare un sopralluogo ed infine
a rilasciarci la richiesta relazione.
Il giorno dopo, dodici maggio, ci rechiamo
nuovamente a Quarto, Parco Caravaglios, dove attendiamo inutilmente la
Commissione; pertanto telefoniamo agli Uffici di Pozzuoli della Protezione
Civile i quali ci riferiscono che hanno ricevuto anche loro un fonogramma dei
Carabinieri; continuano dicendo che possiamo rientrare e conservare le chiavi
dell’appartamento di Quarto fino ad un loro riscontro; ne approfittiamo per
recarci all’Ufficio Postale di Quarto ed inviare le raccomandate disdetta
utenze ad ENEL e SIP [12].
Siamo al quinto giorno, terzo di “permesso”, e con
copia delle denunce ci rechiamo presso l’ENEL che ci stipula il nuovo contratto
ma, per il relativo allacciamento, ci rimanda di tre giorni causa le
innumerevoli nuove installazioni in corso in tutta Monteruscello.
No problem! E’ appena partita la nuova avventura e
siamo ancora ottimisti.
Per tutelarci inviamo raccomandata alla Protezione
Civile di Pozzuoli, esponendo tutto quanto accaduto e denunciato; inoltre
richiediamo un loro riscontro in merito alle chiavi da consegnare [13].
Importante rilevare che per decenni il Comune di
Pozzuoli continua a rilasciarci, su richiesta, una certificazione in cui
specifica che le unità immobiliari site in questo comune alla via Fasano (ex
via Miliscola) ricadono nella delimitazione della “Zona A”, di cui all’avviso
sindacale del 10.10.1983; che vennero sgombrate dagli abitanti a causa dei
terremoti provocati dal bradisisma. Dette unità non sono comprese negli elenchi
dei rientri abitativi fin qui eseguiti in applicazione dell’Ord. Min. N.
600/FPC/ZA del 3.8.85 e successive modifiche e integrazioni [14].
Ad oggi ottobre 2023, a quarant’anni dalla scossa
che decise le sorti di Pozzuoli e oltre trentasei anni dell’assegnazione
dell’alloggio di Monteruscello (con le gestioni IACP, ROMEO, SAN MATTEO, COMUNE
POZZUOLI), ancora conserviamo le chiavi di quella che per tre anni fu la nostra
provvisoria residenza di Quarto.
GIUSEPPE PELUSO – OTTOBRE 2023
Nessun commento:
Posta un commento