I nostri luoghi, le nostre abitudini e le nostre vite raccontate da vecchie foto conservate con amore
o uscite per caso dalle scatole in cui le avevamo riposte.

sabato 5 aprile 2025

La Maddalena chiama

 



La Maddalena chiama dopo 120 anni, 

Pozzuoli risponde

Ritorno alla Patria dei nonni del pescatore-scrittore

Un Caffè Puteolano lo rituffa nel Passato


Vincenzo Del Giudice è un pensionato residente a La Maddalena; quindi è sardo come d’altronde dimostra la sua cadenza.

Ma il cognome, come pure il nome, tradisce la sua origine puteolana; suo nonno paterno praticava la transumanza di mare, la corrente migratoria che dalla fine del '500 e fino al secondo dopoguerra, ha condotto i pescatori puteolani ovunque nel Mediterraneo, alla ricerca di migliori condizioni di pesca.

Nel 1903 suo nonno Vincenzo, dopo varie stagioni di pesca al termine delle quali sempre ritorna a Pozzuoli per la Festa dell’Assunta, si stabilisce definitivamente a La Maddalena, come tanti altri pescatori puteolani, portando in questo luogo ameno la propria famiglia, oltre gli usi e costumi nostrani.

Suo nipote Vincenzo ha settantasei anni e per la prima volta viene a Pozzuoli; anzi è la prima volta che un membro di questa Famiglia ritorna al luogo d’origine.

E’ uno storico appassionato delle tradizioni del suo arcipelago che, con passione, ha riportato nei suoi numerosi libri dedicati al mare ed ai pescatori maddalenini.

 

Mi ha avvisato del suo arrivo ed io mercoledì 25 ottobre 2023 sono andato a prelevarlo a Napoli, dove ha pernottato, per condurlo nella sua Pozzuoli.

Purtroppo la giornata piovosa non ha permesso la totale integrazione col Territorio ed io, direttamente dall’auto, ho cercato di mostrargli i punti salienti della Terra Flegrea; il panorama dall’alto, il Santuario di San Gennaro, l’Anfiteatro, le Terme di Nettuno, il Tempio di Serapide.

Ma pioggia o scroscio che sia mi son reso conto che a Vincenzo dovevo far palpare con mano, o meglio con i pedi, Pozzuoli con il suo Porto, la Darsena, il Rione Terra.

Mi son diretto al parcheggio del Molo Caligoliano e già sulla banchina mi ha fatto notare che Pozzuoli assomiglia molto a La Maddalena; poi a piedi ha visionato il Valjone, l’Assunta e il borgo di “abbascio ù mare”, per lui identico, anche nel nome, con il maddalenino borgo di “abbass ‘a marina” dove risiedevano tutti i pescatori d’origini puteolane.

Costeggiando il Torrione siamo sbucati prima nella piazza dedicata all’esodo del “2 marzo 1970” e poi, attraversata velocemente “piazza della Repubblica”, ci siamo diretti verso il Rione Terra.

 

Durante il tragitto mi dice:

«Sono enormemente emozionato!

Sto camminato nelle strade di nonno Vincenzo, dopo 120 anni!»

Intanto ci accingiamo a risalire le rampe Raffaello Causa e, ambedue anziani, ritengo doveroso una pausa caffè prima dello sforzo finale.

Entriamo nel “Bar Grottino” ed è ghiotta l’occasione per raccontargli della sua vecchia “locazione”, della Porta Napoli e dell’antico ponte levatoio.

Usciamo e mi dice: «Hai pagato un euro?»

«In verità ho pagato due euro!» Rispondo.

«Si! Ho visto! Intendevo dire solo un euro a caffe!

Ottimo il prezzo ed ottimo il caffè!»

 


Riprendiamo il cammino giungendo al “Sedile dei Nobili” dove incontra la comune amica e scrittrice Gemma Russo e poi, a “Palazzo Migliaresi”, dove incontra il sindaco di Pozzuoli cui consegna un dono dell’amministrazione comunale di La Maddalena.

Il nostro sindaco ringrazia e ricambia con gadget puteolani e la promessa di più stretti futuri contatti in vista di un gemellaggio tra in nostro “palo di sapone” e il loro “albero della cuccagna a mare”; retaggio maddalenino importato in questa isola dai vecchi pescatori puteolani.

Dopo le cerimonie ufficiali riprendiamo il girovagare, questa volta per le vecchie e strette strade del Rione Terra, ed è continuo lo scambio di ricordi ed impressioni.

Ripassiamo per il “Sedile dei Nobili”, per un ultimo saluto a Gemma, riattraversiamo tutta la piazza e, sotto una pioggia incessante, riprendiamo l’auto al caligoliano.

Rapido giro per via Napoli, risalita per il vecchio Municipio, puntata e sosta alla rotonda panoramica del Lago d’Averno.

Prima di riprendere la Tangenziale gli mostro lo chalet ma lui con garbo declina un aperitivo. Faccio per offrirgli una mentina, che noi anziani sempre abbiamo in tasca, ma lui ancora rinuncia; poi, vistomi dubbioso, mi dice:

«Giuseppe! Ho ancora in bocca quel pregevole sapore del caffè che abbiamo preso. Non voglio guastarlo con altro e voglio ancora continuare a godermelo.»

 

Lo riaccompagno a Napoli e, ritornato a casa, inizio a leggere il capitolo “Un Tuffo nel Passato” inserito in suo vecchio libro. Ne riporto un paragrafo:

«…la mente mia corre e vola via, torna indietro di 50 anni quando io poco più di un bambino solcavo il mare con mio padre Saverio. Ricordo la sua mano quando accarezzandomi i capelli mi diceva a bassa voce di alzarmi per andare a pescare; con un balzo ero già in piedi indossando un enorme giaccone, ci avviavamo verso la barca.

Ricordo ancora la bottiglia che conteneva il caffè che mio padre dava a me e a mio fratello Lorenzo, tra una cala e l’altra…»

Allora comprendo; la sua Pozzuoli, oltre ad averla calpestata e palpata, Vincenzo ha voluto anche assaggiarla, tramite il caffè del Grottino, e questo sapore l’ha rituffato nel passato di bambino e di pescatore; di quando era in barca e gustava il caffè di papà Saverio.


 GIUSEPPE PELUSO – Pubblicato a dicembre 2023 su Segni dei Tempi